2 September 2009
REPORTAGE: RYGGE AIR SHOW 22-23 AGOSTO 2009
Un weekend diverso all'aereoporto
Non si placano le polemiche sul Rygge Air Show di quest'anno. Organizzatori delusi dalla scarsa affluenza di pubblico, avventori arrabbiati per il programma scarno ed i prezzi alti. Il dibattito è tuttora aperto, nonostante tutto si sia concluso da un paio di settimane, e sbucano fuori commenti sulla poca informazione a riguardo, sulle foto banali e addirittura sul mancato rispetto, da parte di qualche sprovveduto, del divieto di fumare nell'area, che avrebbe potuto causare incidenti. Insomma, si prova ad individuare tutte le carenze di quello che invece a me è sembrato un raduno abbastanza riuscito.
Gli sponsors erano pochi, e quindi erano pochi anche i soldi, il che ha fatto sì che il prezzo d'ingresso lievitasse fino a 300 corone (circa 35 euro) e che il programma risultasse ridotto rispetto a quello di due anni fa, al quale avevano partecipato 70.000 persone. La cifra di quest'anno si è attestata intorno alle 20.000 presenze, segno della crisi, certamente, ma anche di errori nel marketing dell'evento, come lamentato da quanti sono venuti a conoscenza dello stesso troppo tardi per potersi organizzare. Molti, sedie sdraio al seguito, si sono sistemati sulle colline intorno all'aeroporto, e si sono goduti comunque lo spettacolo. Perchè di evoluzioni aeree e rombi di aerei supersonici non abbiamo mai abbastanza.
L'Air Show è un piccolo mondo a parte. Ne ho visti tanti in Italia, perchè venivano allestiti nella campagna seminata a grano davanti alle mie finestre, e io bambina, ci andavo a piedi, tenendo mio fratello piccolo per mano. I miei preferiti, allora come oggi, erano i paracadutisti e gli elicotteri dei Vigili del Fuoco. E le Frecce Tricolori, orgoglio di una nazione. Anche se non ferratissima in materia sono fin da piccola stata affascinata da questi grossi mostri di metallo, che sfidano la forza di gravità e coprono enormi distanze in breve tempo, che solcano i bui cieli delle notti d'estate con le loro lucine lampeggianti rosse e verdi, andano chissà dove, portando con sè chissà quali storie. Le storie della guerra, i duelli aerei ed i reportage televisivi prendono improvvisamente vita quando gli occhi si posano sulla prima coppia di ali della mostra.
Ospiti di un certo peso
Evento dell'anno era il centenario del Norsk Luftart og Luftsport, che riunisce tutti gli appassionati di volo sportivo, modellismo e paracadutismo in Norvegia. Il NLF era anche l'unico organizzatore, in stretta collaborazione con l'areonatica norvegese, che oltre ad aver messo a disposizione gli spazi dell'aeroporto militare ha anche prestato alcuni aerei per le esposizioni e le esibizioni. L'affascinante mostra fotografica allestita nel primo hangar non poteva restare inosservata, passando dalle foto degli aerei tedeschi allineati durante la seconda guerra mondiale nell'area dove oggi è l'areoporto, alle esibizioni dei Joker, pattuglia acrobatica norvegese fuori attività da qualche anno, e la documentazione delle evoluzioni dell'aeroporto di Rygge dall'inizio del secolo fino ai giorni nostri.
Alcuni aerei storici rendevano unico l'evento, come il canadese Catalina, in grado di ammarare come una barca nonostante le sue dimensioni, gli aerei da combattimento usati dalla Russia durante la seconda guerra mondiale e il piccolo svedese Tunnan, del quale ogni evoluzione potrebbe essere l'ultima, dato che si avvicina anche per lui l'età del pensionamento.
Tra le novità di quest'anno spiccava sicuramente il JSM, una cui riproduzione a grandezza naturale faceva bella mostra di sè accanto alle sue eccezionali armi di precisione. Attiravano l'attenzione degli ospiti anche i nuovi aerei supersonici in dotazione alle pattuglie inglesi, che sono in grado di portare in volo una dotazione di armi tre volte maggiore rispetto ad un Tornado, il che significa che ci aggiriamo intorno alle due tonnellate di paura. Il simpatico, e giovane, pilota inglese ci racconta dei loro allenamenti contro i Tornado italiani, e il verdetto non dà adito a interpretazioni: "we win!" afferma orgoglioso, e magari non si rende nemmeno conto che parla con indispettiti connazionali degli sconfitti.
Ho la fortuna di salire a bordo di uno dei nonni dell'air show, l'aereo barca Catilina, che vola dagli anni '30, anche se adesso non ce la fa ad eguagliare le prestazioni di allora, come racconta il comandante. Mi arrampico con fatica sulla scaletta, e mi rendo subito conto che è molto piccolo all'interno, andando a urtare diverse la testa diverse volte, mentre il pilota mi guardava divertito. Dall'oblò posto a terra poco prima della cabina di pilotaggio potevo vedere la ruota anteriore, ed era questa una sorta di assicurazione che la stessa fuoriuscisse in fase di atterraggio. Altri protagonisti dell'angolo dell'antiquariato sono i begli aerei russi della pattuglia Aerostars, variopinti Yak da combattimento e il piccolo svedese Tunnan, che come detto si esbisce nonostante l'età avanzata lasciando tutti col fiato sospeso, col pensiero che forse questa è l'ultima occasione di vederlo in volo.
Da ogni parte del mondo
I veri protagonisti dello show sono stati, manco a dirlo, gli americani. L'aeroporto militare di Rygge collabora strettamente con la Nato, e si vede. Il grosso Boeing 707 che tutti gli abitanti della regione riconoscono immediatamente, per via dell'enorme radar circolare che a qualcuno sembrava un disco volante, era in esposizione statica, e finalmente si è potuto curiosare al suo interno, passeggiare tra le postazioni telematiche e la piccola cucina, togliendosi almeno qualcuno dei dubbi che ci assillano quando il bestione solca i tranquilli cieli norvegesi. Poi c'era il DC-6A Red Bull, nelle cui cromature ci si può specchiare, che avrebbe dovuto essere operativo nella seconda guerra mondiale, ma che invece è stato da sempre utilizzato come aereo passeggeri e cargo, dato che fu pronto troppo solo dopo che la guerra era terminata. Altri protagonisti dello show sono stati gli svizzeri della Patrouille Suisse, pattuglia acrobatica che consta di sei f-5E tiger, bianchi e rossi, con la croce svizzera ben visibile al di sotto di ogni aereo.
La Norvegia giocava però in casa, e ci ha lasciati entrare nel bel Douglas DC-3, di base a Torp e con un calendario estivo fitto di impegni e voli in giro per l'Europa aperti a tutti i soci del suo fan club. Dopo aver promesso che non avrei toccato nulla mi sono arrampicata su per la scaletta ripida. Lo spazio all'interno dell'aereo era poco, e mi sono dovuta sedere aspettando che i visitatori davanti a me mi lasciassero passare, per dare un'occhiata alla cabina di pilotaggio. Angusta, ma non tanto quanto quella del Catilina, almeno qui non ho battuto la testa ad ogni spigolo.
I due unici rappresentanti dell'Italia che sono riuscita ad individuare sono stati l'uno il pilota del Tornado di cui parlavamo poc'anzi e l'altro un membro dell'equipaggio del Boeing 707 radar della Nato, fatto peraltro ovvio, dato che un aereo Nato deve avere a bordo obbligatoriamente un rappresentante da ogni stato membro.
Conclusioni
In questo weekend di fine estate molte famiglie hanno deciso di avvicinarsi all'elemento pù leggero che si trovi, l'aria appunto, e lo hanno fatto portandosi dietro i bambini. Bambini che eccitati dalla novità se ne sono andati in giro mimando i giganti che solcavano i cieli, arrampicandosi per le scalette per guardare dentro agli aerei da guerra, piangendo spaventati per il rumore delle esplosioni, rotolandosi sui prati o inseguando il trenino colorato. Bambini che curiosi hanno animato le giornate, bambini usati come pretesto per una giornata diversa da genitori ancora più curiosi di loro. Bambini che non si sono fermati davanti ai cartelloni della mostra fotografica, che non hanno sentito i brividi guardando gli aerei tedeschi allineati a Rygge nel 45. Eppure il motivo per cui possiamo organizzare un Air Show è proprio la guerra. La guerra così lontana, ma ancora a portata di mano, la guerra che vediamo riflessa negli occhi dei piloti, nel nero delle combustioni accanto ai mitragliatori. La guerra che riecheggia nello scricchiolio del radar del Boeing che all'improvviso inizia a ruotare sopra le nostre teste, nel rombo dell'F-16 che decolla, superando il suo stesso suono.
Il centenario del Luftsportforbund ci ricorda anche il volo può essere inteso come sport, modellismo, gioco, ma gli utilizzi che ne vengono fatti vanno molto al di là di tutto questo, e una riflessione d'obbligo va fatta. Avrebbe avuto senso un festival dell'aria senza il retroscena della guerra? Senza il terrore che ne ha accelerato lo sviluppo, senza l'urgenza di superare il proprio avversario? Ammiriamo la potenza dei motori, la precisione delle armi, spalanchiamo la bocca davanti alle linee affusolate ma non dimentichiamo mai di dare un'occhiata a quelle foto sbiadite che ci ricordano di come tutto ebbe inizio. Qualche foto delle guerre odierne avrebbe potuto completare il tour.
Perchè la guerra non è solo quella in bianco e nero che solo i più anziani ricordano, ma anche quella che si svolge ogni giorno di là dal mare, ed il terrore laggiù non finisce quando l'altoparlante saluta il BAF-16 che atterra dopo le sue evoluzioni, i bambini non smettono di piangere pochi istanti dopo l'ultima esplosione, quando la mamma torna dal chiosco dove ha comprato un gelato.
Anna Maria Gentili
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