Lo so che in tanti amate l'estate, starsene pigri al sole, abbronzarsi e bere bibite ghiacciate. Per questo non odiatemi, ma io adoro il freddo!
Ricordo che già da bambina ero affascinata dai racconti di Andersen, la regina delle nevi (che arriva al cinema a Natale, se non ho capito male?) era la mia fiaba preferita, e sognavo la tundra, le betulle e la Luna che si specchiava pallida nei laghi nascosti nel cuore delle buie foreste del nord...
Sognavo le montagne coperte di abeti scuri, il profumo della resina, le volpi che d'inverno cambiano il colore alla pelliccia, la neve. Quando ero bambina non nevicava quasi mai. A volte cadeva un po' di nevischio la sera, quando era ora di andare a letto, ed io guardavo la finestra, verso il grosso lampione che si intravedeva appena, ed addormentandomi speravo di svegliarmi e trovare che la città era imbiancata..macchè! Ricordo che solo una volta in tutta la mia infanzia riuscii a mettere insieme una palla di neve.
Io però amavo la neve, nonostante tutto. Poi, rumorosi, arrivarono gli anni '90 e Burzum e le chiese di legno arse al suolo e tutto il resto, ed il mio primo viaggio in Nord Eruopa fu una vera e propria rivelazione. Era agosto, e dal freddo dovetti comprare una giacca. Guardando il fjordo immaginai di vederlo imbiancato. Una notte, tornando a notte fonda dalla serata in città, (vabbhe che non era proprio buio pesto, ma erano le due di notte) volsi lo sguardo al laghetto che era davanti all'ostello, nel cuore della foresta, e vidi la Luna specchiarsi luminosa. E allora ripensai alle canzoni che cantavo da bambina, alle betulle dalla bella corteccia bianca e liscia, e capii che quei luoghi fantastici della mia fantasia erano reali, quassù. Le casette di legno che si nascondevano tra gli alberi luccicavano di mille lucine che sembravano sorridere, come se davvero fossero abitate da folletti o gnomi, e pensai che era tutto così incredibile, che rimanere lì sarebbe stato fantastico nonosante la lontananza, nonostante le differenze culturali e nonostante la lingua incomprensibile.
Nonostante tutto.
Oggi siamo andati alla montagna. C'era ancora un bel po' di neve, e sotto la neve sentivo il giaccio croccante che scricchiolava ad ogni passo. Il sole se ne stava di traverso, creando dei giochi di luce surreali, ed allungando le ombre verso oriente. Respirai l'aria gelida e mi sentii a casa. Ascoltai il silenzio, mentre qualche uccello cantava da qualche parte nella foresta tutto intorno. Pensai che sono felice, che la solitudine non mi pesa, piuttosto mi ristora, facendomi sentire una persona nuova ogni giorno. Tutti dovrebbero starsene da soli, ogni tanto, per ascoltare la propria voce interiore. Per poter capire dove si vuole andare, senza lasciare che le voci altrui ci condizionino.
A volte ho la sensazione che tante persone siano schiave di quello che gli altri si aspettano da loro, e si vadano costruendo un ruolo soltanto per sentirsi accettati. Essere se stessi è quasi diventata un'anomalia, anche se si va sbandierando che siamo liberi di scegliere, che abbiamo un modo di pensare moderno e siamo up-to-date con i trend contemporanei. La verità è che in tanti sono soltanto pecore. Nè più nè meno, solo pecore.
Si sceglie con cura quale filone seguire per sentirsi originali, come diceva qualche giorno fa una mia amica. A costo di sentirsi originali si diventa inevitabilmente patetici, senza nemmeno rendersene conto, accecati dal desiderio di venerazione di tanti piccoli agnellini, anche loro pronti a diventare pecore, per poi essere fatti al forno a Pasqua, che non manca neanche poi tanto. Come diceva il saggio sommo poeta romano:
è quello che succede ar dittatore
che cresce de potenza e de valore
più so' li zeri che je vanno appresso.
Ecco, Trilussa fece una similitudine numerica, io ovina. Poco conta. Ciò che invece ha senso dire in conclusione è che a modo mio nutro rispetto per le persone che riescono davvero ad essere loro stessi, nonostante alla fine non siano accettati dalla massa, nonostante si ritrovino a percorrere la loro strada tutti soli, e magari al freddo e al buio. Ho rispetto per coloro che gridano i peccati della mafia e vengono
sparati in bocca, ho rispetto per coloro che scelgono di dire la propria opinione facendo storcere il naso, che dedicano la propria vita alle loro passioni, senza scendere a compromessi, ma continuando a nuotare contro una corrente che se li trascina indietro. Ho ripetto per tutti coloro che combattono, ma che a volte si fermano ad ascoltare chi la pensa in maniera diversa e sono pronti a farsi autocritica, senza mummificarsi sulle proprie posizioni, senza continuare a rivangare, rinfacciare, rimescolare una minestra sempre più fredda. Ho rispetto per chi va avanti e non ha paura di osare. Ho rispetto di coloro che trasformano le proprie paure in punti di forza, per coloro che hanno una paura matta, ma lo fanno lo stesso.
Nonostante tutto.
NUMMERI
Trilussa
"Conterò poco, è vero"
- diceva l'Uno ar Zero -
ma tu che vali? Gnente: propio gnente.
Sia ne l'azzione come ner pensiero
rimani un coso voto e inconcrudente.
lo, invece, se me metto a capofila
de cinque zeri tale e quale a te,
lo sai quanto divento? Centomila.
È questione de nummeri.
A un dipresso
è quello che succede ar dittatore
che cresce de potenza e de valore
più so' li zeri che je vanno appresso.
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