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L'idea è quella della singolarità che rende il presente il punto di arrivo di differenti percorsi. Un po' come Roma, che non importa da dove partirai, in qualche maniera ogni strada tu avrai intrapreso ti porterà a Lei.
Quindi la parte interessante non è più dove ti porterà la strada sulla quale stai camminando, ma da dove vieni. Magari ti sarai addormentato sul sedile di un treno, e svegliandoti di soprassalto ti renderai conto di non sapere esattamente come ci sei arrivato, e se quei ricordi vaghi che hai siano davvero quello che hai vissuto, o non piuttosto un misto di sogni, fantasie, desideri e delirio.
Lei questi percorsi li chiama ad un tratto "parallel worlds" (leggo in inglese perchè, a differenza del norvegese, trovo che sia una lingua più ricca di termini, e quindi più precisa nel dipingere sfumature, a meno che non si stia parlando della neve, allora mi sa che solo gli eschimesi stanno agli stessi livelli).
Come a dire che questi mondi paralleli siano tutti lì nello stesso momento (nel passato), ed ad un tratto ci si trovi ad essere insicuri di quale sia il mondo dal quale proveniamo. Lei non accetta di aver dimenticato degli eventi, deve essere il mondo ad essersi modificato. Ovvio.
Adesso, di alcuni periodi della mia vita non ricordo i particolari, come se il mio cervello non abbia salvato tali eventi ad alta definizione. Ad esempio: per sopravvivere uno si cucina da mangiare. Ecco di questi momenti anche intimi non ho alcun ricordo. Di una delle abitazioni non ricordo neanche come fosse, la cucina, o se ci fosse affatto.
La verità è che è meglio così, tali ricordi avrebbero pesato.
Quando mi sento triste poi mi viene sonno. Come se il mio cervello si annoiasse nel provare dolore. Sbadiglio e me ne vado a dormire, e domani nemmeno ricordo perchè ieri sera ero tiste.
Anzi: sicura che ero triste ieri sera? Forse in uno dei mondi possibili, ma non nel mio. Nel mio mondo ero solo stanca. E annoiata.
Yawwn. Buona notte.
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