Stanotte ho fatto un sogno.
Ero ad un concerto, sedevo in mezzo alle file di poltroncine di un teatro, credo fossero i The Cure. Eh sì, come se fosse possibile andare a vedere mr. Smith in un teatro. Ero sola, seppur tutte le poltroncine erano occupate. Davanti a me c'era lui. Un uomo che non ho visto in più di dieci anni, al quale ultimamente ho rivolto i miei pensieri. Un uomo il cui ricordo si è svegliato improvvisamente, poche settimane fa. Dopo che per anni era uscito dalla mia mente, senza motivo.
The bike which fell in love with a boat. |
Prima, saltuariamente, lo incontravo nei locali, la sera. Ai concerti. Nei pub fumosi. Ed ero talmente insicura di me da evitarlo, anche quelle poche volte in cui mi rivolgeva la parola. No, in realtà non abbiamo mai parlato. Una volta si prese anche a pugni con un mio amico, geloso del fatto che lo spiavo da lontano. Surreale, lui non sapeva neanche chi fossi, ma finì in una rissa per me.
Mi ero accorta della sua esistenza quando un giorno, in un negozio di musica, vidi una sua foto in un cd. La cosa divertente è che a stento ricordo la sua faccia, e che la mia attenzione fu attirata dal suo abbigliamento. Manco a dirlo, comprai quel cd, e mi innamorai istantaneamente di quei brani, quell'atmosfera malinconica e disperata, anche se forse bisognerebbe dire il mio cuore schizofrenico aveva già deciso che ciò sarebbe accaduto. Prima di mettere il cd nel lettore, prima di sentire le prime note, le prime grida.
Nel mio sogno lui mi sedeva davanti, potevo solo vedere i suoi capelli lunghi e scuri, ma sapevo che era lui. Non ricordo null'altro dello show. Solo che a fine concerto si è alzato ed è andato via, senza notarmi come ogni volta. Ed io ricordo che nella ressa di persone che se ne andavano lo seguivo con lo sguardo fino a vederlo scomparire, e poi uscii anche io, ritrovandomi in centro, in pieno giorno, con quella sensazione di sconfitta che segue al non aver provato, al non aver neanche rivoltagli la parola. Alla sensazione di rimorso per non aver risposto a quelle poche volte in cui mi ha rivolto la parola.
In realtà però avevo paura anche di un'altra cosa.
Alle volte nella mente le persone assumono fattezze che in realtà non hanno. Lui per me era pieno di dolore, affascinante e maledetto. Avevo il terrore che facendomi una battuta, dicendo una cosa stupida distruggesse quell'immagine che io avevo di lui. Tutti lo fanno, prima o poi.
A lui l'ho risparmiato. Come se il proiettile per farlo fuori fosse ancora disponibile. Avrei voglia di parlargli, di vedere fino a che punto mi sono sbagliata. Fino a dove ho creato e fino a dove è reale, la mia immagine di lui. Vorrei parlargli, notte dopo notte, per lasciargli srotolare chilometri dei suoi pensieri qua davanti a me, per poter leggere tra le righe. Vorrei potergli chiedere se mi aveva notata, più di dieci anni fa, o se anche lui fu attirato dal mio abbigliamento, che oltretutto aveva commentato ad alta voce, proprio come io stessa ero stata attirata verso di lui dal suo. Da quello che di inespresso si celava dietro quel bianco che indossava, dietro quegli occhi pieni di mare.