14 August 2014

L'onda.

Sono passate in fretta le giornate in cui Vale è stata qui.

Come ogni volta, il ritorno alla normalità del quotidiano mi coglie di sorpresa. Eppure Vale non è rumorosa, nè invadente. Come faccia una personcina così minuta e tranquilla a lasciare un vuoto quando se ne va è una cosa che tuttora non mi spiego.

La mia giornata inoltre è tutt'altro che vuota, e diversi progetti si stanno già delineando per il prossimo futuro. Tuttavia c'è qualcosa che mi ha colpita, a cui non riesco a smettere di pensare.

Eravamo alla libreria, che ha un angolo adibito a cafè. Avevamo comprato una fetta di torta alla carota che stavamo chirurgicamente dividendo a metà, quando Vale mi fa: "era una vita che non dividevo una fetta di torta con qualcuno, mi manca sta cosa".

La torta alla carota. Col cappuccino alla soya ed un espresso.
Quando uno cresce si compra la propria fetta di torta, coi propri soldi, e se la mangia tutta. Anche se non gli va. Oppure butta via la metà di troppo. Noi invece, spontaneamente e senza pensarci troppo, ce la siamo divisa come avremmo fatto al liceo.

Dividersi il cibo, ha davvero un effetto collante tra gli uomini. Sembra stupido a dirsi, ma io che quassù me ne sto a studiare questi individui così profondamente diversi da me, inizio a catalogare inconsciamente gli stereotipi comportamentali.

Dividersi il cibo, dicevamo, anche io è una vita che non lo faccio. Eppure con le mie amiche era normale, una volta. Così si assaggiava il doppio delle portate, senza doversi ingozzare di ogni pietanza, ma mangiandone metà. Perchè uno smette all'improvviso di dividersi il cibo? Le ragazze di qua, si dividono il cibo? Non ci ho mai fatto caso.

Anche a me manca un po' quel sentimento di intimità che si raggiunge dopo ore ed ore di confessioni fatte a cuore aperto ad un'amica, e dopo altrettante ore passate ad averne ascoltate altrettante. Dopo aver riso ed asciugato lacrime. Dopo aver dato una mano a rimettere insieme i cocci. Mi chiedo se l'amicizia come la intendevo romanticamente da adolescente arrabbiata col mondo possa ancora esistere. Poi mi guardo intorno, e vedo tante persone, tutte impegnate a correre dietro a cose che si muovono sempre un po' più velocemente di loro, e mi rendo conto che io non ho ne' la voglia ne' la tenacia di correre dietro a nulla. Non ho voglia di condividere nulla con nessuno.

Poi un giorno arriva lei e mi spiazza. Lei che me lo dice, che si sente sola. Che scuote la testa mentre sorride timidamente e mi racconta delle cose a lei incomprensibili che le accadono, senza riuscir a decidere se riderne o mettersi a gridare. Lei che non si ferma più davanti ad un'emozione, ma si lascia trapassare da questa, come da una freccia. E mi sento come risvegliata.

Come se fino a ieri fossi stata in letargo, e come se da domani, anzi da oggi stesso, io abbia aperto gli occhi, e dopo qualche istante in cui la luce del sole mi ha abbagliata, riesca adesso finalmente a vedere.
E a sentire. Per questo ti sono grata, Vale, per avermi regalato un pizzico delle tue emozioni, come un fiammifero che dia il principio ad un incendio.

D'altra perte sei un'artista, la tua missione nella vita è proprio quella di regalare emozioni. Non lasciarti abbattere da chi non vede attraverso la facciata. Te lo fai meglio di tanti altri.

Per quanto riguarda me, l'onda mi ha travolta, rendendomi naufraga sulla mia stessa isola sicura...