22 February 2014

Stanotte ho fatto un sogno.

Stanotte ho fatto un sogno.

Ero ad un concerto, sedevo in mezzo alle file di poltroncine di un teatro, credo fossero i The Cure. Eh sì, come se fosse possibile andare a vedere mr. Smith in un teatro. Ero sola, seppur tutte le poltroncine erano occupate. Davanti a me c'era lui. Un uomo che non ho visto in più di dieci anni, al quale ultimamente ho rivolto i miei pensieri. Un uomo il cui ricordo si è svegliato improvvisamente, poche settimane fa. Dopo che per anni era uscito dalla mia mente, senza motivo. 

The bike which fell in love with a boat.
Prima, saltuariamente, lo incontravo nei locali, la sera. Ai concerti. Nei pub fumosi. Ed ero talmente insicura di me da evitarlo, anche quelle poche volte in cui mi rivolgeva la parola. No, in realtà non abbiamo mai parlato. Una volta si prese anche a pugni con un mio amico, geloso del fatto che lo spiavo da lontano. Surreale, lui non sapeva neanche chi fossi, ma finì in una rissa per me. 

Mi ero accorta della sua esistenza quando un giorno, in un negozio di musica, vidi una sua foto in un cd. La cosa divertente è che a stento ricordo la sua faccia, e che la mia attenzione fu attirata dal suo abbigliamento. Manco a dirlo, comprai quel cd, e mi innamorai istantaneamente di quei brani, quell'atmosfera malinconica e disperata, anche se forse bisognerebbe dire il mio cuore schizofrenico aveva già deciso che ciò sarebbe accaduto. Prima di mettere il cd nel lettore, prima di sentire le prime note, le prime grida.

Nel mio sogno lui mi sedeva davanti, potevo solo vedere i suoi capelli lunghi e scuri, ma sapevo che era lui. Non ricordo null'altro dello show. Solo che a fine concerto si è alzato ed è andato via, senza notarmi come ogni volta. Ed io ricordo che nella ressa di persone che se ne andavano lo seguivo con lo sguardo fino a vederlo scomparire, e poi uscii anche io, ritrovandomi in centro, in pieno giorno, con quella sensazione di sconfitta che segue al non aver provato, al non aver neanche rivoltagli la parola. Alla sensazione di rimorso per non aver risposto a quelle poche volte in cui mi ha rivolto la parola.

In realtà però avevo paura anche di un'altra cosa.

Alle volte nella mente le persone assumono fattezze che in realtà non hanno. Lui per me era pieno di dolore, affascinante e maledetto. Avevo il terrore che facendomi una battuta, dicendo una cosa stupida distruggesse quell'immagine che io avevo di lui. Tutti lo fanno, prima o poi.

A lui l'ho risparmiato. Come se il proiettile per farlo fuori fosse ancora disponibile. Avrei voglia di parlargli, di vedere fino a che punto mi sono sbagliata. Fino a dove ho creato e fino a dove è reale, la mia immagine di lui. Vorrei parlargli, notte dopo notte, per lasciargli srotolare chilometri dei suoi pensieri qua davanti a me, per poter leggere tra le righe. Vorrei potergli chiedere se mi aveva notata, più di dieci anni fa, o se anche lui fu attirato dal mio abbigliamento, che oltretutto aveva commentato ad alta voce, proprio come io stessa ero stata attirata verso di lui dal suo. Da quello che di inespresso si celava dietro quel bianco che indossava, dietro quegli occhi pieni di mare.

1 February 2014

Sabato mattina.

Per una corretta comprensione dello stato d´animo, please cliccate su play, ed ascoltate mentre leggete il blog. Thnx.






Quando mi sono svegliata ho visto che Kenneth non era nel letto. Si era alzato presto, ma spostandosi sul divano aveva acceso la tv per poi riaddormentarsi.

Ho dato un'occhiata veloce alla prima pagina del Corriere e sono andata in cucina a farmi un caffè. Anzi, ripensandoci mi va un cappuccino col latte di soya.

View from the Kitchen window.




Fuori è ancora tutto imbiancato, la colonnina di mercurio appesa al davanzale segna un paio di gradi sotto lo zero, e ci sono poche automobili in giro. E nessun camion.

Pochi giorni fa hanno approvato il progetto per la nuova strada dall'altra parte del fiume.
questo significa che tra pochi anni il traffico si sposterà prevalentemente dall'altra parte, niente più camion di qua dal fiume.
Meglio, magari i cerbiatti si avvicineranno di più, che adesso raramente si allontanano dai margini della piccola foresta che si stende lungo la riva del fiume.

L'ipad sta suonando un concerto di Antony&the Johnsons, mi piace sentirlo parlare tra una canzone e l'altra. Adesso ad esempio parla di quanto non veda l'ora di morire, scomporsi in elementi e scivolare nel mare, sospinto dalle piogge. Mi piace assaporarne la sottile malinconia, me ne nutro.

La malinconia degli ultimi giorni d'inverno mi mette di buon umore, crazy, hum? I know. Gli ultimi giorni d'inverno, quell'estrema soffiata gelida con cui la fredda stagione ci saluta. Lo sento nella voce delle persone che se ne accorgono tutti. L'inverno se ne sta per andare. Quassù poi in maniera particolare, quando le giornate iniziano ad allungarsi è come se il cervello cambi marcia, ed inizi a rullare a pieni giri.

Io me ne accorgo dal fatto che quando mi metto in macchina per tornare a casa dopo lavoro è ancora giorno.

E magari ne ho scritto altre volte, ma non vuol dire che non abbia voglia di farlo ancora, ogni anno.

Mi piace vedere come ogni anno nuovi dettagli mi facciano notare che l'inverno se ne stia per andare.

Ho quasi finito il mio cappuccino alla soya. Il latte di mucca mi nausea in fretta. Antony canta ancora dall'iPad poggiato accanto al piano cottura.

Sabato mattina, se adesso mi sbrigo a farmi una doccia e vestirmi non troveremo tanta gente in Svezia, al Centro Commerciale. Poi farò brunch al Sushi bar, come ogni volta. Mi piace avere piccole abitudini, mini routine che mi fanno sentire che tutto va bene.

Anche Kenneth era di buon umore, ieri. Talmente buono che non mi pareva vero.

L'inverno passa, ogni volta. Bisogna solo aver pazienza, e magari correre sotto alla neve, che quando fa freddo, ma freddo davvero, non si scioglie sulla giacca, e basta una sgrullata per ritrovarsi asciutti.

Tra un po' vado a svegliarlo. Buon sabato, gente!