23 December 2011

24 Dicembre - Mr.Corleone

Kenneth è diventato il mio sorriso.

Lui mi sopporta, mi aiuta, mi fa la pizza. Si prende cura di me come nessuno mai prima.

Non posso dire che siamo anime gemelle. Infatti le differenze sono enormi. Quello che ci tiene insieme è il desiderio di comprenderci, di costruire il futuro giorno dopo giorno.

Diversi lo siamo eccome. Ma ci lasciamo liberi di esserlo, senza provare a cambiarci. Kenneth è anticonformista, ma non per conformismo. Perchè è talmente sicuro di sè da non aver bisogno dell'approvazione degli altri per stare bene con se stesso. Gli piace stare da solo ed ascoltare la musica ad alto volume. Per questo chiude la porta, per non disturbarmi, perchè io a volte ho voglia di leggere, studiare, guardare Marzullo. Poi esce di nuovo, mi prepara una tazza di tè, si siede accanto a me per la sola voglia di starmi accanto. Senza parlare, senza interessarsi alla tv, o al mio libro.

Kenneth fa la cena ogni sera. Non perchè glielo abbia mai chiesto. Gli piace farmi trovare la tavola apparecchiata quando torno dal lavoro. E lo ha già fatto per cinque anni. Ogni sera.

Ama il Natale, poi, mentre io lo odio. Lo ho sempre odiato, sin da quando ero bambina. Ma quest'anno ha promesso di farmi cambiare idea. Sa che odio fare i regali, perciò ci ha pensato lui. Ha comprato il cibo tipico natalizio, e per me ha trovato un panettone e un barattolo di alici sott'olio, perchè lo sa che alla vigilia voglio l'insalata di rinforzo come la fanno a Napoli, col cavolfiore, i sottaceti e le alici sott'olio.

Ha imparato a fare la pizza sottile sottile, con la mozzarella invece dell'edamer e giusto un po' di pomodoro. Ha imparato che la pasta non si mangia se prima non la hai spolverata di Parmigiano.

Ha imparato che: sì! L'olio d'oliva può bastare sull'insalata!

E tutto questo soltanto per me. Soltanto per trovare quell'equilibrio che tante volte avevo fallito nel ricercare. Ci abbiamo messo tempo, siamo a volte ancora in bilico. Ma ci riprendiamo ogni volta.

Buon Natale, kjæst! (poi glielo traduco, eh..)


23 Dicembre - Anna

Anna era piccola ed aveva gli occhi azzurri.

Anna era una donna forte e decisa. Quando pensava una cosa la diceva così com'era. Senza pensare che forse avrebbe dovuto mentire per addolcire la pillola.

Molte volte aveva delle opinioni diverse dagli altri, ma ciò non faceva differenza, perchè tanto aveva ragione lei.

Avrebbe dovuto essere una regina. Maestosa ed elegante. Avrebbe dovuto avere una schiera di paggi a portarle il caffè.

Io qualche volta le versavo il whisky, appena la dottoressa andava via. Prima me lo faceva nascondere, quella stupida dottoressa glielo aveva proibito.

Ma Anna lo sapeva bene che non era poi così pericoloso, solo un goccetto.

Però alla fine era stanca, e si arrabbiava perchè ancora una volta si era risvegliata, e sarebbe andata incontro ad altri giorni di sofferenze.

Per il suo grande giorno aveva organizzato tutto: il vestito bianco, le calze pesanti. I soldi in banca già fatti a pezzi per i figli. Io ero già lontana. E nemmeno piansi, mi battei le mani sulle gambe e mi alzai dalla sedia. Andiamo avanti, pensai. Tanto anche lei me la porto dentro. E porto anche il suo nome, in fondo, quello della nonna Anna.

E lo porto con orgoglio.

Vorrei dirle buon natale, e mi sembra di sentirla rispondere: "ma che nnatal' e nnatal'! Quant' strunzat'!"

22 Dicembre - Quelli che hanno provato, fallendo, a tenermi per mano

Prima di Kenneth avevo gli occhi grandi.

Credevo che l'amore fosse una specie di predestinazione. Credevo che prima o poi avrei trovato la mia anima gemella, credevo che in qualche maniera ci fosse solo una persona per ognuno.

Piano piano, nel corso degli anni, ho decostruito questo mio ideale dell'amore perfetto, grazie a tutti i tentativi sbagliati.

Ogni volta credevo fosse quella giusta. Ogni volta iniziavo con grossi sogni, e mi ritrovavo a leccarmi le ferite. O a dover chiedere scusa.

C'era quello che mi veniva a prendere con la vespa, che ogni volta che sentivo lo smarmittare sobbalzavo. C'era quello che mi piaceva solo perchè mi trattava come una principessa - ma io stavo insieme con la moto, non con lui.

C'era quello che suonava il basso, e ci ritrovavamo a parlare di Pink Floyd, Nirvana ed a guardare le stelle. Poi c'era quello di milano, che stavamo insieme solo quando scendeva a trovare i nonni, ma che per il resto dell'anno non ci telefonavamo neanche.

Poi c'era Dark. Quello che per un po' ho creduto fossimo predestinati davvero, che si combatteva per stare insieme, che crescevamo insieme. Che andammo in giro per il mondo insieme, e la prima volta in Norvegia eravamo vicini come fratelli. Ci volevamo bene con Dark, come due bambini.

C'era il poliziotto, che mentre ci tenevamo per mano iniziavamo a ridere, perchè eravamo amici ed era strano provare a stare insieme, quasi ridicolo. E che alla fine mi lasciò per la sua ex, e che in fondo non me ne fregava nulla, perchè eravamo amici e stare insieme era stupido.

Poi ce n'era un altro. Quello malo. Quello che ha distrutto tutti i miei sogni, magari senza nemmeno farlo apposta. Quello che non si rendeva conto del male che mi faceva, giorno dopo giorno. Quello che la vigilia di Natale, dopo il mio turno al cocktail bar tornavo a casa e dalla finestra buia vedevo solo il gatto a darmi il benvenuto, seduto sul davanzale accanto al mio alberello lampeggiante di 30 cm, perchè lui era andato via. Quello che mi addormentavo piangendo e mi svegliavo con gli occhi gonfi.

Quello che ancora adesso, dopo tanti anni, è come un coltello conficcato nel cuore, e che non riesco a perdonargli nulla. Quello che il mio sorriso lo ha fatto a pezzi, perchè lui non lo sa davvero che vuol dire amare. Perchè nessuno glielo ha insegnato. Quello che qualche volta ancora mi scrive e io ogni volta finisco per dirgli: non voglio averti nella mia vita. Nemmeno da lontano. Per fortuna è solo uno.

Tutti gli altri che hanno transitato hanno lasciato solo ricordi dolci. Quando penso a loro mi rivedo ragazzina col batticuore, a farmi la piastra come la figlia di Fiorello e sperimentare coll'eyeliner (adesso sono un master). Bei ricordi mi avete lasciato. Spero che abbiate perdonato tutti i miei capricci e le mie gelosie stupide. Spero che in fondo al cuore abbiate un sorriso attaccato al mio nome, come io ne ho uno per voi.

Buon Natale.

20 Dicembre - Roma

Roma è bella.

I suoi platani lungo il fiume, quei platani a cui piangendo un pomeriggio d'autunno ho detto addio. Per me Roma è i suoi platani, i ponti sul Tevere.

Poi Roma è un panettiere che scherza coi clienti senza pensarci. Roma è un autista d'autobus che si ferma al capolinea per farsi una canna e poi alla prossima fermata va a comprarsi un cornetto e ti invita a far colazione, anche se sono le quattro di notte, e te siedi sull'autobus solo perchè ti sei addormentata ed hai perso la tua fermata.

Roma per me è il quartiere africano, e la gabriella alla cannella. Roma è le serate davanti villa Albani, a bere birra ed ascoltare la musica dalla macchina. Poi anche piazza di spagna, le sue scalinate dove sedersi a leggere. I suoi cimiteri, dove andare a passeggiare quando avevo voglia di piangere. Dove una volta sono rimasta chiusa dentro. Roma è la prenestina, il paninaro Orfeo, il forte che non mi faceva dormire la notte. Studiare fino a notte fonda e poi andare a fare un giro in moto verso castel Sant'Angelo, che senza traffico si fa subito. Roma di notte luccica come un albero di Natale. Roma è bella.

Roma è tanti locali, tante tante serate passate con i miei amici, da un concerto all'altro. Roma è tornare una sera a casa dopo aver visto i Satyricon, aver bevuto fin troppo e con 8 passeggeri in una Fiesta.
Suonare ad un citofono nel bel mezzo della notte, uscire di casa solo dopo midnight. Farsi cacciare da un mcDonalds per i nostri disocrsi sugli animali morti. Bere una birra per strada e ridere di chi aveva paura, perchè eravamo solo ragazzini.

Roma ha un grosso pezzo del mio cuore. Forse il più grosso. Sapere che lei è stata lì per tanti anni, e sarà lì anche dopo di me, dà sicurezza. Fa sentire che alcune cose sono eterne, e che noi siamo piccolini. Ma che si sta bene ad essere piccoli.

21 Dicembre - quelli a cui ho spezzato il cuore

Qua non posso dire che sono in tanti.

Purtroppo a volte sono troppo ferma nelle mie decisioni. A volte dico basta, ed in quel momento è proprio quello che voglio.

Il problema è che non so smettere di amare. Vicini una volta, vicini per sempre. E dopo qualche tempo i ricordi negativi sbiadiscono, e d'improvviso è come se tutti i motivi per cui avevo deciso di allontanarmi da una persona non fossero poi così importanti, perchè il bisogno di calore è troppo forte.

Tante volte però non so come avvicinarmi, e perciò non lo faccio. Tante volte lascio che le incomprensioni vengano messe da parte. Raramente provo a mettere le cose al loro posto. E ancora più raramente ci riesco.

Alcuni vasi sono difficili da rimettere insieme, una volta che vanno in frantumi. Anche se per fortuna alcune persone sono un po' come me, e dopo tanti anni ci si ritrova a prendersi ancora per mano, come facevamo una volta.

..non con tutte è così però. Alcune covano il rancore nel cuore come una malattia, e non serve dire che mi dispiace. Lo capisco, sai? Magari pretendere di rimettere insieme i cocci piccoli è troppo, magari provare con un vaso nuovo? Un piatto? Un dipinto? Provare a ridisegnare la nostra storia partendo da una tabula rasa, spalmata di cera fresca. Che ne dici?

..non lo so se si possa davvero fare. Io la tavoletta la ho qua pronta, e mentre ti aspetto inizio a farci i ghirigori, dei cuori appuntiti, come mio solito. Simbolo di amore ambizioso, voglia di sognare ma anche decisione.

Buon natale - ovunque tu sia - quando ti passa il rancore fammi uno squillo - lo sai che ti voglio bene..


19 dicembre - quelli che ho perso per strada

Questi sono tanti.

Ci si perde per strada perchè d'improvviso si guarda in direzioni diverse. A volte si è talmente diversi da non rendersi conto che ci si allontanerà, non prima di essere lontani.

Ricordo chiaramente sorrisi, abbracci. Serate passate a guardare le stelle, suonare la chitarra, e quell'istante che avremmo voluto fermare per sempre.

L'amiciza per me è sempre stata un'incognita. Da piccola mi chiedevo cosa ci volesse per essere amici. Le mie amiche avevano altre amiche, ma io con le bambine non ci volevo giocare, bambole e orsacchiotti mi facevano venire la nausea.

Giocavo coi maschi, da piccola, ed ero un maschiaccio anche io. Tanto maschiaccio che un paio di volte mi trovai a dover respingere il flirt innocente di altre bambine.

Il problema sorgeva quando a volte mi prendevo una cotta era per uno dei miei miglior amici, anche se il problema era principalmente per me, perchè loro non sospettavao mai nulla e si continuava a giocare a pallone insieme, come nulla fosse.

Chissà che fine hanno fatto tutti quanti. Che strade hanno preso, se sono felici, oggi.

Se lavorano, hanno un figlio, o due, se sono ancora a Terni o se come me se la sono data a gambe. Chissà se si ricordano di me.

Almeno per oggi, però, vorrei mandar loro un pensiero, anche se non ricordo neanche il loro nome, o i loro occhi. So però che in qualche modo hanno contribuito a rendermi quella che sono, e per questo li ringrazio. Che siano felici.

18. Dicembre - il mio sangue italiano

Dopotutto sono italiana.

Anche se la prima volta che ho messo piede fuori me ne sono vergognata. Avevo poco più di vent'anni, ed ero in Interrail col mio ragazzo di allora. In Francia.

Eravamo andati in giro tranquillamente, accolti ovunque con gentilezza, fino a quella sera, dove facendo il check-in all'ostello, alla reception si scusarono con noi per alcuni rumorosi personaggi, che strillavano in giardino. Il ragazzo ci disse: bisogna aver pazienza, sono italiani...poi aprì la mia carta di credito - forse avevo tinto i capelli con un arancione troppo forte per far riconoscere le mie origini, quella volta, perchà fu sorpreso di scoprire che ero italiana anche io. E si scusò di nuovo, mentre io mi vergognavo.

Adesso però ho imparato ad andare orgogliosa delle mie origini.
La mia mamma napoletana mi ha insegnato a portarmi il sole dentro, anche nel buio più nero. Mi ha insegnato a svegliarmi in fretta la mattina, a fare attenzione a quello che mangio. Mi ha insegnato ad avere rispetto per chi è differente, anche se lei non si è mai sentita rispettata in una città dove tutti erano diversi. Era difficile trasferirsi in umbrianegli anni '70, per una ragazza napoletana. Ma lei lo fece lo stesso.

Dal mio babbo ho imparato ad essere una roccia - anche se a volte non sono così brava. Ho imparato a guidare, a ridere dei miei difetti. A fare le cose con impegno, a voler essere la prima.

Adesso che sono così lontana, quando mi chiedono da dove vengo lo dico scandendo le sillabe.
i-ta-lie-nsk, che non ci siano fraintendimenti. E tutti mi guardano con gli occhi grandi. Pensano che sia figo. Quando mi invitano a cena si scusano in anticipo perchè "tu sei abituata a mangiare bene", e poi mi chiedono: "ma che stai faecndo qui?"
Che sto facendo.

Provo a trovare la mia strada. Come spesso rispondo: tornare in Italia per passare qualche giorno di vacanza è molto differente dal viverci, per una persona normale.

In Italia uno deve combattere per ogni cosa. Ed io ero stanca di combattere. Ma adesso prendo solo quello che c'è di buono, il calore dei miei amici, l'allegria della mia famiglia. Non devo preoccuparmi se l'autobus è in ritardo di un quarto d'ora, perchè non devo andare a lavorare. Non devo preoccuparmi se c'è uno sciopero ed i black block distruggono le macchine parcheggiate, perchè la mia macchina è parcheggiata a 3000 km da qui.

E continuo a sorridere, ed i clienti abituali mi dicono che amano la mia allegria. E mi porto un pezzettino di Italia sempre appresso, così che illumino le lunghe notti norvegesi. E so che laggiù ho tanti ricordi e tante persone che mi vogliono bene. E che anche se lontana non sono mai sola.

Viva l'Italia - e auguri, mia maltrattata patria.

20 December 2011

17. Dicembre - la mia parte norvegese

Mi hanno adottata fin dal primo giorno.

Quando misi piede nella casetta bianca vicino al mare faceva già freddo. Eva mi aveva fatto ai ferri un lunghissimo cappello rosso da folletto, ed io mi chiedevo come facesse a volermi già bene. Chi la incontra però lo capisce subito che ha un cuore grosso così.

Lavora coi matti Eva. Con quelli che ti guardano di traverso e dopo due minuti nemmeno ti riconoscono. Per questo mi capisce, perchè ha pazienza. E non è mica da tutti.

Poi c'è un patrigno. Quando si dice patrigno si pensa subito a qualche strega tipo quella di Biancaneve. Lui invece è un bonaccione. Ti viene a prendere se nevica troppo, ti viene a cercare se ti sei persa. Ti sistema il pc, ti cambia le gomme. Anche lui ha pazienza, e giuro che con me ce ne vuole.

Qualche volta c'è un fratello piccolo. In realtà è un mezzo fratello, ma in fondo è lo stesso. Lui c'è soltanto qualche volta, e non sempre, perchè altre volte ha da fare. Lo chiamano Jagermeister. Anche lui deve avere un grosso cuore, anche se poi non lo da a vedere più di tanto, e se non sto a spiegare perchè.

Ha un grosso gatto nero obeso, che all'inizio mi divertivo a stuzzicare, facendolo correre su e giù per le scale. Il vecchio persiano invece non c'è più. Vecchio lo era davvero, aveva vissuto quasi vent'anni, e per un persiano non è poco. Miagolava sottovoce, e non si arrabbiava quando il ciccione gli rubava da mangiare. Però alla fine bisognava portarlo dalla ciotola alla cesta, povero.

Grazie a loro mi sento a casa, qua come a Terni. Grazie a loro sento di avere due posti a cui tornare, quando fuori piove e non so dove andare.

Thnx e buon natale!

16.Dicembre - Lu Jack

Jack è quello che si scherza col fuoco.

E ci si brucia, a volte.

Fin da piccolo era meglio non farlo innervosire. I genitori dei suoi amici venivano a lamentarsi perchè i loro bambini ce le prendevano sempre.

E io ridevo, perchè Jack era gracile e piccolo, era il più piccolo della classe, nato alla fine di dicembre, ma tutti ce le prendevano.

Alle volte litigavamo, anzi spesso. Anzi sempre. Non ci volevamo prestare i giocattoli, io che passavo le giornate a leggere, lui che strillava, faceva le boccacce e mi faceva innervosire. Come Lisa e Bart.

Però Jack è tanto altro. Ad esempio, parla alle macchine. E loro gli rispondono. Mica per scherzo.

Jack ha sempre la battuta a portata di mano, fa ridere anche nei momenti meno opportuni. Tipo davanti alla chiesa, con la sposa in ritardo di due ore, ad organizzare la serata, dato che forse il matrimonio non si fa. Ed è lui ad aspettare la sposa.

Era così anche a scuola. Alle superiori quando la prof. gli disse di uscire dall'aula, lui saltò giù dalla finestra aperta. Quando i miei andarono a parlarle, si mise a piangere. Non lui: la prof.
Un'altra invece smise di insegnare. Ne aveva avuto abbastanza.

Un bel curriculum, non c'è che dire.

Però ci si sente sicuri ad averlo dalla tua parte, che se ti toccano, poi se ne pentono.
Chi ti fa del male fa bene a sparire.

Tipo espatriare in Perù.

Auguri, bro!

15. Dicembre - Ibbo

Ibbo è il piccolo di casa.

Vabbhe che adesso proprio piccolo non lo è più, eh. Eppure pare ieri che lo guardavo dormire nella culla in camera di mamma. E lo svegliavo, perchè quando piangeva era così grazioso.

Fu lui, a forse sei o sette anni, a darmi la notizia che il mio criceto era schiattato, venendomi a dire che per qualche minuto non avevo il permesso di uscire dalla mia stanza - mentre lui faceva sparire il cadavere, che altrimenti mi mettevo a piangere ed era meglio se non lo vedevo.

Ricordo che una volta, aveva dieci o undici anni, decise di venirmi a trovare a Roma, e fu talmente irremovibile che la mamma lo mise sul treno da solo. Poi Daniele si spaccò la testa nell'armadio, e mentre l'ambulanza lo portava via io svenni nel giardino, e lui, piccolo e spaventato, strillò così forte che l'ambulanza si fermò e venne a prendersi pure me.

Ibbo è il piccolo di casa. Anche se adesso ha finito le industriali, lavora e una volta mi è pure venuto a trovare.

Però stavolta ha dovuto prendere l'aereo...

Buon Natale!!


14. Dicembre - Mario

Mario è Mario.

Un grande.

Mario è per me un pezzo di Roma, e della mia vita. Il suo dialetto sfacciato, il suo atteggiamento mai troppo serio fanno sì cehe ti stia simpatico dalla prima occhiata. Mario tiene in piedi una serata.

Mario è sarcasmo e ironia. Ti dice quello che pensa ridendoci su, e anche se non sei d'accordo non ce la fai ad irritarti con lui.

Mario è risate e musica. Quando ride ti trascina con sè, quando suona ti fa sognare insieme a lui, seguendo le sue dita sulla chitarra. Mario è un talento naturale, le melodie vengono fuori da sè.

Mario è birra, pomeriggi d'estate a Villa Ada, sui pratoni verde chiaro a cantare e raccontarsi storielle stupide. Mario è nottate fumose rischiarate dalla luce di una candela, notti passate a fantasticare su cosa avrebbero fatto dei vampiri da qualche parte in saloni misteriosi sotto al Colosseo...

Mario è un sorriso, una risata. Mario è l'allegria che si porta tutt'intorno.

Te vojobbene, Mariè!!!

18 December 2011

13. Dicembre - Il Bronx dipinto di blu

Ci chiamavano Bronx.

In una cittadina tranquilla come la nostra era pure comprensibile. Chi non aveva motivo per transitare per la nostra via, non si sognava di metterci piede.

I due palazzoni coperti di lamiere azzurre mettevano un po' soggezione, a stagliarsi in mezzo all'erba come due ferite.

C'era un po' di tutto, a spaventare gli estranei: droga, prostituzione, reietti della società, poveracci. E poi c'eravamo noi.

Noi eravamo bambini, prodotti del degrado, ma anche dell'amore. Noi giocavamo a calcio tra le auto parcheggiate, che tanto non erano di lusso. La porta un cassonetto, i limiti un'aiuola, ed era subito finale dei mondiali.

D'estate si faceva tardi, noi figli del degrado, a giocare a nascondino, eravamo talmente tanti che non si finiva mai di trovarne un altro, nascosto nel buio di un cespuglio.

Poi crescemmo, tutti quanti. Dal pallone ai motorini sgangherati fu un solo passo. Si guidavano senza casco e senza l'età per guidarli. Si cadeva e ci si rialzava, ed i pezzi sfasciati si sistemavano in garage, che tanto qualcuno ne aveva sempre di pezzi di ricambio. Qualcuno c'era sempre nei garage.

Le incomprensioni si sistemavano a pugni, maschi o femmine era lo stesso.

Poi c'era il baretto, quello piccolo dall'altra parte della strada. Dove passavamo le giornate intere, al flipper o a giocare a carte. Dove assaggiammo le prime birre. Dove asciugammo le prime lacrime.

Ci chiamavano Bronx, e i poliziotti non ci passavano - quasi - mai.

Tanti di noi si sono persi per strada. Tanti non so nemmeno dove siano adesso. Ma è grazie a quei piccoli delinquenti che sono diventata me stessa. Un pezzettino dei palazzi blu me lo porto sempre appresso.

Vi voglio bene, ovunque siate. Tutti quanti.

..ah, e  buon Natale!

15 December 2011

12. Dicembre - Claudia

Con Claudia è sempre stato amore-odio.

Con Claudia se l'una diceva bianco, l'altra diceva nero. Si parlava di calcio e si litigava. Si parlava di musica e si litigava. A volte mi chiedevo come facevamo ad andare d'accordo.

Però d'accordo ci andavamo eccome.

A volte mi faceva arrabbiare, come nessun altro. Vabbhe che anche io mi arrabbiavo facile al tempo. E per me la musica era come una religione, e guai a toccare il dio.

Che in quel caso si chiamava Kurt, e si era sparato in bocca.

Per fortuna che il tempo passa, le persone crescono (soprattutto io) e le differenze, quelle si impara a sopportarle, si impara che è bello, alla fine, non essere d'accordo a volte.

E allora grazie, Clà, per avermi fatto imparare che non si deve essere d'accordo sempre&comunue per volersi bene.

Buon natale anche a te!

11. Dicembre - Alex

Alex è un gioiello.

Pure se sputa il fuoco, e prepara il gelato per i cannibali.

Quella notte, lui c'era. Quella notte quando mi sentivo abbandonata, lui c'era a portarmi a Roma, per non farmi pensare.

E a tenermi in piedi quando avevo bevuto troppo, lui c'era.
Senza chiedere nulla, quando lo chiamo spunta fuori all'improvviso, quando gli parlo mi sorride.

Tutti ci scherzano, perchè il ruolo che gli è stato assegnato è quello di far ridere, ma io lo so che non è solo battute e risate, ma molto di più. Alex è un mondo, una filosofia che vola bassa, che non ha voglia di raggiungere vette altissime, ma che ti fa aprire gli occhi sulla vita di ogni giorno.

Alex mette la maschera da duro, ma io lo so che in fondo è solo tenero come un orsacchiotto. Anche se ti arriva con la sua grossa moto, tatuato e barbone. E con la maglietta coi teschi sopra.

Alex è l'amichetto mio, e guai a chi me lo tocca!

13 December 2011

10. Dicembre - Il Padre e gli altri

Questi sono tanti. Uno piú bello dell'altro.

Li incontrai per caso, in Germania. Ero partita senza tenda, senza niente. Ero partita per dimenticare.

Il Padre e il Putre a dire il vero, sull'aereo. Miagolavano. Mi dissero che era ok, che mi adottavano.

Venni accolta come in una famiglia, venni accolta senza domande. E dimenticai che avevo voglia di dormire mille anni.

C'è Banzo, che ha sempre un sorriso e un abbraccio pronti. C'è Manux, che ti fa riflettere a pensare. C'è Speedy, che ti riempie di buon umore solo a guardarlo. Alan, che ti fa sentire che adesso sei al sicuro, e nessuno può farti del male. E Dusk, che in piena notte ti parla di musica e sogni.

Poi c'è la Fra, coi suoi colori violenti ed i suoi spigoli affilati a prendere a calci il mondo. C'e la piccola e dolce Midian, con le alucce da pipistrello. E poi Vittorio, Alessandra, e tanti altri, senza contare chi si aggrega solo per una volta, chi si avvicina incuriosito dalla luce che emanano.

E dopo la festa, ognuno ritorna al suo cantuccio, chi di qua, chi di là, chi di sopra e chi di sotto. Qualcuno sta a Milano, qualcuno sta in Umbria, altri in Toscana ed altri ancora fuori dai confini. Bello però sapere che almeno una volta l'anno ci si rivede, e tutto è sempre proprio uguale a ieri, senza pretese, senza aspettative troppo grandi per essere realizzate, ma giusto quel pizzico di pepe che fa venire voglia di rivedersi di nuovo. Ogni anno di nuovo.

Buone feste, carissimi - ovunque voi siate!

11 December 2011

9. Dicembre - Cristiana

Io e Cri ci incontrammo una sera a mangiare una pizza. lei era la nuova ragazza del Lobo, aveva abitato in Canada ed ero davvero curiosa di conoscerla.

Ero un po' intimidita, a dire il vero. Non sapevo davvero cosa aspettarmi.

Parlarle fu una sorpresa. Gentile, pacata, gli occhi dolci e la voce squillante. Lo sguardo come un guizzo pieno di vita, curiosità, fantasia.

Mi parlò subito, Cri. Senza aver paura.

Mi parlò di lei, della sua vita, della piccola Lulù. Dei sui sogni, grandi e splendenti, ma a portata di mano. Quei sogni che nonostante tutto le facevano aver ancora voglia di andare avanti, prendendo a pugni una vita che non sempre mostra il suo lato docile, ma anzi a volte si avvicina con violenza.

E nonostante tutto, Cri non è mai stanca. Cri ha in sè i pezzetti di quello che verrà. Cri ha in sè i semi di un mondo migliore, e la volontà per realizzarlo.

Cri fa venir voglia di essere una persona migliore, e per questo la ringrazio. Per farmi avere sempre davanti la persona che vorrei essere.

Thnx Cri e buon Natale :)

10 December 2011

8. Dicembre - Fabrizio

Perchè una volta i sogni ci sembravano a portata di mano.
Io, te, una chitarra, una birra, un quadernaccio di poesie..

La notte era amica, il buio sussurrava le parole.
Dietro alla chiesa, sulle panchine sgangherate passavamo le serate di un'estate così perfetta e lontana che a stento sembra essere accaduta davvero.

Che mi sento privilegiata a sapere che invece eravamo davvero lì, io e te, e se c'era qualcun altro non me lo ricordo, perchè sentivo solo la tua voce, la chitarra..

Solo chi ha passato le notti d'estate seduto a guardare le stelle, parlare di poeti maledetti, imitarli per gioco e vedere che invece, come per magia, le parole venivano fuori davvero, ed il quadernaccio si riempiva di sensazioni, notte dopo notte, e quei momenti si stampavano nitidi, nonostante l'alcool e lo stordimento della brezza notturna...

Passare il giorno in un mondo inesistente, con tutti i suoi contorti labirinti, ed aspettare la sera, quel passaggio segreto attraverso il quale eravamo dall'altra parte, in quel mondo dove eravamo infine liberi di seguire i nostri pensieri, i nostri percorsi....

Era una vita fa, un'estate lontana, ma sapere di esserci stata mi fa ancora sentire viva...grazie..

Merry Xmass Sky :)

7. Dicembre 2011 - Lise

(Versione italiana in fondo)

Jeg skal skrive om henne, selv om jeg ikke er helt sikkert om hun skal lese det.

Jeg skal skrive om henne, fordi hun har gjort så mye for meg, og jeg er ikke sikker på om hun er helt klar over det.

Når vi snakket sammen for første gang var jeg interessert i hennes skeive blikk, som om hun prøvde å se gjennom øyne mine og inn i sjelen.

Hun snakket forsiktig, hun valgte sine ord med omhu. Ord som nådde målet, uten å virke voldsomme. Myke ord, men samtidig herlige ord.

Lise er en sårbar blomst, som bøyer hodet kun fra vekten av en lite vanndråpe. Lise må mann passe på, så kommer hun til å passe på deg også.

Lise liker farger, fasader. Lise liker kontraster, collages, den store sofaen og avispapir på vegger.

I Dublin var det som i ett drøm. Smaksmarkedet , en kaffe i en krypt, gatemusikanter og en tung regnfylt septemberdag, og det var som om hun flydde, hun gikk elegant i Temple Bar gatene, og tok ernæring fra magien hun fant der, og holdet igjen styrken for å kunne bruke den til vinteren, når den nordiske solen er så lav. Når nordavinden blåser iskaldt og den brenner huden. Når natta er lang og det aldri virker som om det skal bli dag igjen.

Men Lise vet at natta skal passere, hun lyser opp huset sitt med Irske minner, smiler litt og venter på at kulden skal avta, og at nye blomster skal komme tilbake i hennes hage. Så skal vi alle sammen sitte der i hagen igjen, grille auberginer og få med seg at det plutselig blir morgen igjen, mens vi kjenner på lukten av bakeriet, og solen dukker opp fra bak elva..

God Jul, lille fe Lise!


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Lei però sa che finirà, ed alla luce dei ricordi d'Irlanda aspetta in silenzio, sorridendo appena, che il freddo passi, e nuovi boccioli tornino a fiorire sui rami dei cespugli nel suo giardino. Così torneremo anche noi in quel giardino, a grigliare melanzane ed accorgersi dal profumo del fornaio che la notte è quasi passata, e che il sole già fa capolino dall'altra parte del fiume.

Buon natale, fatina lise!


Scrivo di lei, anche se non so se lo leggerà.
Scrivo di lei perchè ha fatto tanto per me, senza saperlo. Senza rendersene conto.

Quando ci parlammo per la prima volta fui incuriosita dal suo guardarti di traverso, come a voler scrutare attraverso i tuoi occhi.

Il suo parlare attento, il suo scegliere le parole giuste. Quelle parole che avrebbero raggiunto lo scopo, senza invadere la tua parte più sensibile. Quelle parole scelte per essere morbide, ma allo stesso tempo sincere.

Lise è un fiore delicato, che piega il capo sotto una sola goccia di pioggia. Lise va trattata con cura, così come lei tratta te.

A Lise piacciono i colori, piacciono le forme. A Lise piacciono i contrasti, i collages, l'enorme divano di pelle ed i giornali alle pareti.

A Dublino era come in un sogno. Il mercatino dei sapori, il caffè nella cripta, i musicisti di strada e la pioggia di settembre, e lei come se volasse,si muoveva agile per Temple Bar e si nutriva di quella magia, per poterne trattenere la forza, e servirsene d'inverno, alla luce del sole basso del nord. Quando il vento soffia gelido fino a tagliare e la notte è così lunga che sembra non voler finire mai.

Lei però sa che finirà, ed alla luce dei ricordi d'Irlanda aspetta in silenzio, sorridendo appena, che il freddo passi, e nuovi boccioli tornino a fiorire sui rami dei cespugli nel suo giardino. Così torneremo anche noi in quel giardino, a grigliare melanzane ed accorgersi dal profumo del fornaio che la notte è quasi passata, e che il sole già fa capolino dall'altra parte del fiume.

Buon natale, fatina lise!

7 December 2011

6. Dicembre 2011 - Susann

(Versione italiana in fondo)



Glem det å tenke at du kan ha henne i bånd.

Hun vet hva hun ønsker seg, og hun vet hva som trengs for å få det til. Hun vet det veldig godt.

Hun kjenner veien, hun kan bruke teknikken. Hennes lange bein har overtalelsesevne. Hennes dype, blå øyne understreker at det er for sent. Nå er du hekta.

Vår første kveld sammen smakte tequila og sambuca. Og galliano.

Når jeg begynte å spy på dørvakten, ringte hun med nonchalance til noen, hvem bryr seg om det er midt på natta, og om vi er 3 mil hjemmefra? De kan jo ikke si nei.

Ikke til Susann.

Hun beveger seg søtt, men bestemt. Hollywood fruene hadde fått mindreverdighet komplekser. og ikke uten grunn, må jeg si.

Er det et kamera der, blir hun uovervinnelig. Hun og objektivet elsker hverandre, leter etter hverandre og så finner de hverandre. De danser harmonisk, de danner en spiral av farger, mimikk, historier samlet opp i et bilde.

Hun er både skuespiller, modell, og hun kan gå catwalk for en person eller for et stort publikum, det er jo det samme for Susann. Hun kan drepe alle i rommet med bare med blikket, eller en plutselig bevegelse... and there´s no escape!

Heldige er de som treffer henne, selv om det kun er for ett lite stund.

Og så heldig er jeg, som blir bedt på julete! Den med krydder i..

God Jul, babe!

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Scordati di metterle il guinzaglio.

Sa cosa vuole, e lo sa bene.

Conosce le vie, conosce le tecniche. Le sue gambe lunghissime parlano il linguaggio della persuasione. I suoi occhi enormi sottolineano che ormai non puoi farne a meno.

La nostra prima uscita insieme sapeva di tequila e sambuca. E galliano.

Quando iniziai a vomitare addosso al buttafuori lei con nonchalance prese il telefono, e chi se ne frega se sono le tre di notte e se siamo a 30 km da casa. Ci facciamo venire a prendere da qualcuno, non diranno di no.

Non a Susann.

Coi suoi modi di fare graziosi, ma decisi, farebbe venire complessi di inferiorità alle dive di Holliwood. E non senza motivo.

Davanti alla macchina fotografica, poi è imbattibile. Lei e l'obiettivo si amano, si cercano, si trovano, in un turbinio armonico di equilibri e sinfonie di colori, espressioni, racconti sintetizzati in uno scatto.

Attrice, modella, sfilare davanti agli di occhi di un solo fotografo o di un enorme pubblico non fa alcuna differenza per Susann. Stende tutti con uno sguardo, con un cenno del capo.

E fortunato chi la incontra, anche solo per un attimo. E fortunata me, che mi invita a casa sua per il the. Quello con le spezie.

Buon Natale, babe!

5. Dicembre 2011 - Lone

(Versione Italiana in fondo alla pagina)

Det var min første dag på jobb. Det var en eller en annen dag i Mai. Mens jeg skiftet klær i garderoben, lurte jeg på om hun som sov på campingsenga var egentlig frisk eller dårlig.

Ja, fordi jeg kunne ennå ikke vite at når hun sover, blir hun veldig liten, hun nesten forsvinner under dyna hennes.

Sannheten er at Lone er som en snurrebass. Alltid full med energi, hun lyser som en gnist.

Når hun ler eller smiler, alle følger med, og å være i nærheten av henne for kun ett minutt er nok til å snu en dårlig dag opp og ned.

I tillegg, helt siden Leah har kommet, har hun fått en spesiell aura rundt seg. Det har blitt som om hun får de andre til å føle seg trygge og i fred med hele verden.

Det var en gang når vi flyttet i en flyplass i Tyskland, der hvor bymusikantene kom fra. Så sov vi i en bobil, akkurat ved siden av bymuren til Lucca, i Toscana. Vi hadde rosa katteører, og vi gikk rundt i byen, vi sang barnehagesanger og mjauet mot månen, midt på natta..

Det er jo lett å elske Lone, akkurat som å elske sollyset på vinteren.

Ha en god Jul, Little Looney!

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Era una mattina di maggio, quando iniziai a lavorare a Rygge. Nel guardaroba, mentre mi preparavo a dare il benvenuto ai clienti in quella lingua che stavo ancora imparando ad articolare, mi chiedevo se quella ragazza addormentata sulla brandina stesse poi bene davvero.

Perchè l'ho imparato solo qualche mese dopo che quando dorme le piace rannicchiarsi fino a diventare piccola piccola, fino a scomparire sotto le lenzuola.

Lone è come una trottola. Sempre piena di energia, sempre sfavillante come una girandola di scintille.

Quando ride trascina con sè, nel vortice della sua allegria, e stare con lei anche un solo minuto rigira una giornata uggiosa dalla parte giusta.

Da quando c'è Leah però, è come se emanasse un'aura speciale, come se oltre a far sorridere, inebriasse chi le è accanto di tranquillità e sicurezza.

C'era una volta un trasloco in un aeroporto in Germania, nella città dei musicanti. Poi dormimmo in un gelido camper appena fuori dalle mura di Lucca, e con le orecchie rosa da gatte andammo in giro tra la folla come se in realtà il mondo fosse tutto lì, le foglie gialle intorno, cantando canzoni da asilo norvegese e miagolando alla luna..

Lone è facile da amare. Come la luce del Sole un giorno d'inverno..

Buon Natale, Little Looney!

5 December 2011

4. Dicembre 2011 - Jenny

Jenny era quella bella.

Jenny era quella per cui i ragazzini delle altre classi delle medie avrebbero fatto a pugni. Però Jenny non se la tirava per niente, e si rivolgeva a tutti con un sorriso speciale.

Quando andavo a casa sua a fare i compiti mi faceva ascoltare le sue cassette preferite e poi mi offriva biscotti e latte caldo. Jenny ascoltava già la musica dei grandi, dove si dava della troja alle ragazze, e si rideva del mondo deformato dalle droghe. Quel mondo ancora così estraneo, ma già a portata di mano.

Mi diceva ridendo che ogni estate ingrassava, perchè le piaceva non fare nulla tutto il giorno. Poi un giorno prese la piastra e mi insegnò a stirarmi i capelli, mentre io la guardavo con gli occhi spalancati.

Era sempre un passo avanti, Jenny. I suoi racconti di città dall'altra parte dell'Appennino mi facevano sognare ad occhi aperti, il suo amore tormentato mi faceva sentire una bambina a confronto, io che mi emozionavo se chi mi piaceva soltanto mi rivolgeva la parola.

Jenny mi prese per mano, mostrandomi cosa ci fosse dall'altra parte, quando uno smette di essere un bambino per intraprendere la propria strada.

Fu lei un giorno a scrivere i bigliettini.. "Liceo Classico, Liceo Scientifico e come terzo che ci mettiamo? Ci scrivo Istituto d'Arte, così se siamo fortunate vieni con me!" Infilai la mano ed ad occhi chiusi ne scelsi uno..

..purtroppo però sul bigliettino che scelsi non c'era scritto Istituto d'Arte. Così, quel giorno di inizio estate le nostre strade iniziarono ad allontanarsi, per ritrovarsi solo dopo un tempo fin troppo lungo..

Lei è sempre quella bella. Ed il suo sorriso è ancora speciale.

Adesso sono gli uomini a fare a pugni.

Buon Natale, principessa :)

4 December 2011

3. Dicembre 2011 - Nadia

Questa volta vi racconterò una favola. Quella di due ragazzine che si guardano con indifferenza, e forse anche di traverso, per un po', e che all'improvviso si trovano a condividere emozioni struggenti. Senza volerlo, senza aspettarselo.

Un altro scherzo del destino. Quello che ci unì all'inizio fu il silenzio. I lunghi pomeriggi estivi passati a guidare il motorino sgangherato su per le colline ternane, senza scambiare una parola, solo ascoltando il fruscio del vento e guardando al sole che compiva il suo corso.

Poi, altrettanto inaspettato, quell'affetto, quel sentimento di completezza, di complicità. Quella sensazione di non aver bisogno di parole inutili per comprendersi, ma che bastava un colpo d'occhio o un sorriso accennato.

Le lunghe giornate a leggere davanti alla cascata, i pomeriggi di Pesaro, la cassetta consumata per gli innumerevoli ascolti, le fughe impulsive in giro per il paese, sapendo che il mondo ci apparteneva, e che solo a volerlo ci saremmo prese tutto, e nulla ci avrebbe potuto fermare.

Ancora oggi ci fermiamo a ridere del mondo, che così indaffarato continua a girare in tondo, mentre noi sì che abbiamo capito tutto hehe..

Un'altra dichiarazione d'amore, questa. per una persona speciale. E fortunati quelli che riescono a fermarsi dal turbinio della vita di ogni giorno e ricevono il privilegio di accorgersene.

Nadia è un gioiello di quelli rari.

3 December 2011

2. Dicembre 2011 - Angel


La prima volta che ci siamo scambiate qualcosa, sono stati calci e pugni. E, Dio! Come andavamo fiere dei nostri lividi!

Un modo non convenzionale di fare amicizia, forse. La verità è che fu la kickboxe a farci incontrare. Aspettare con trepidazione quei due pomeriggi ogni settimana, e sapere che tra tutte le ragazzine frignone, eravamo state forutnate ad esserci incontrate, perchè potevamo picchiarci senza aver paura di picchiare troppo forte.

Con Anglea è così: uno non può aver paura di picchiare troppo forte, altrimenti rimane indietro. Lei è una che non si ferma davanti a niente. Anche quando le cose si mettono di traverso sul suo cammino, magari non subito, ma stai sicuro che alla fine ci passa sopra. E ti quegli ostacoli non rimangono che le briciole.

A me ha mostrato il suo cuore, invece. Ed è bello sapere che non ha paura a dirmi cosa pensa, a puntare il dito quando faccio una stupidaggine. Perchè a colpirmi quando non ho la guardia pronta, mi fa imparare a tenerla sempre in alto. Ad essere sempre sveglia e preparata, ed a rialzarmi anche dopo quell'uppercut che quasi mi stendeva.

Ed è bello anche sapere che lei c'è, a corrermi accanto su quelle salite che all'improvviso si innalzano davanti, e sapere che insieme andiamo avanti, col fiatone, col sudore che gronda, ma che arriviamo sulla cima, alla fine.

E adesso ho solo voglia di gridare forte che io le voglio un bene da morire, e che non avrei potuto desiderare di meglio dalla vita che incontrarla!

I fucking love you, Angel!!

1 December 2011

1. Dicembre 2011 - Sarah





Provo a regalarvi un calendario d'avvento, quest'anno.

Dato che siamo così lontani, io e tutti voi, voglio farvi sentire che, a modo mio, vi penso.

Il primo giorno di Dicembre lo dedico a Sarah.

Ci conosciamo da una cifra, quasi vent'anni ormai, e seppure la nostra non sia stata un'amicizia continuativa, nel senso che ci siamo perse di vista per un periodo delle nostre vite, adesso ci siamo infine ritrovate. Un giorno, per caso a piazza del popolo, lei con Bianca, io con uno dei miei ex. (nemmeno ricordo chi fosse hehe).

Lei con lì amore della sua vita (la sua bimba), io con una comparsa. Bhe, a volte il destino fa strani scherzi.

Dopo quel pomeriggio, ci siamo tenute in contatto, e riavvicinate, attraversando momenti chiari e scuri, abbiamo dormito in camper, lei salita su da me ed io sono scesa giù da lei. Ci siamo scambiate segreti, raccontate emozioni. Come amiche, come sorelle. Come anime forse non proprio gemelle, ma legate a doppionodo.

In fondo, da qualche parte, un po' ci assomigliamo, ed in qualche modo ci teniamo la mano, anche se a distanza.

Per questo è stata lei ad aprire la mia lista di auguri personalizzati.

Ti voglio bene, Sarè - grazie di esserci nella mia vita!