23 December 2011

18. Dicembre - il mio sangue italiano

Dopotutto sono italiana.

Anche se la prima volta che ho messo piede fuori me ne sono vergognata. Avevo poco più di vent'anni, ed ero in Interrail col mio ragazzo di allora. In Francia.

Eravamo andati in giro tranquillamente, accolti ovunque con gentilezza, fino a quella sera, dove facendo il check-in all'ostello, alla reception si scusarono con noi per alcuni rumorosi personaggi, che strillavano in giardino. Il ragazzo ci disse: bisogna aver pazienza, sono italiani...poi aprì la mia carta di credito - forse avevo tinto i capelli con un arancione troppo forte per far riconoscere le mie origini, quella volta, perchà fu sorpreso di scoprire che ero italiana anche io. E si scusò di nuovo, mentre io mi vergognavo.

Adesso però ho imparato ad andare orgogliosa delle mie origini.
La mia mamma napoletana mi ha insegnato a portarmi il sole dentro, anche nel buio più nero. Mi ha insegnato a svegliarmi in fretta la mattina, a fare attenzione a quello che mangio. Mi ha insegnato ad avere rispetto per chi è differente, anche se lei non si è mai sentita rispettata in una città dove tutti erano diversi. Era difficile trasferirsi in umbrianegli anni '70, per una ragazza napoletana. Ma lei lo fece lo stesso.

Dal mio babbo ho imparato ad essere una roccia - anche se a volte non sono così brava. Ho imparato a guidare, a ridere dei miei difetti. A fare le cose con impegno, a voler essere la prima.

Adesso che sono così lontana, quando mi chiedono da dove vengo lo dico scandendo le sillabe.
i-ta-lie-nsk, che non ci siano fraintendimenti. E tutti mi guardano con gli occhi grandi. Pensano che sia figo. Quando mi invitano a cena si scusano in anticipo perchè "tu sei abituata a mangiare bene", e poi mi chiedono: "ma che stai faecndo qui?"
Che sto facendo.

Provo a trovare la mia strada. Come spesso rispondo: tornare in Italia per passare qualche giorno di vacanza è molto differente dal viverci, per una persona normale.

In Italia uno deve combattere per ogni cosa. Ed io ero stanca di combattere. Ma adesso prendo solo quello che c'è di buono, il calore dei miei amici, l'allegria della mia famiglia. Non devo preoccuparmi se l'autobus è in ritardo di un quarto d'ora, perchè non devo andare a lavorare. Non devo preoccuparmi se c'è uno sciopero ed i black block distruggono le macchine parcheggiate, perchè la mia macchina è parcheggiata a 3000 km da qui.

E continuo a sorridere, ed i clienti abituali mi dicono che amano la mia allegria. E mi porto un pezzettino di Italia sempre appresso, così che illumino le lunghe notti norvegesi. E so che laggiù ho tanti ricordi e tante persone che mi vogliono bene. E che anche se lontana non sono mai sola.

Viva l'Italia - e auguri, mia maltrattata patria.

No comments: