27 January 2015

La sfida.

Ultimamente le giornate passano in un turbine, ed io mi sento di andare diverse volte dal paradiso all'inferno, senza che nessuna delle posizioni assunte assomigli neanche vagamente ad una sorta di soluzione di continuità. Tutto questo nel corso delle sole 24 ore del giorno, e posso assicurare che è davvero estenuante.

*fatemi scendere*

©Anna Maria Gentili-Theodorsen


Quello che ricerco nella mia quotidianità sono delle piccole, banali abitudini che definiscano una cornice fissa, nella quale poter disegnare variazioni continue ed inaspettate. Una cornice sicura, a cui ritornare dopo ogni volo.

Ed è proprio questa la sfida che proprio non riesco a vincere.

Quando ero ancora una bamboccia una donna mi consgliò di ritagliarmi delle abitudini, ed io risi alle sue parole. Mi chiesi cosa ci fosse nel bisogno di continuità di alcune persone, nella ricerca di tranquillità. Ero una mina vagante, al tempo, non avevo pace e non davo pace a chi mi si avvicinava. Non che oggi io sia una persona con la quale sia facile aver a che fare.

Non che oggi dia pace a chi mi sta accanto. Le mie cornici le voglio definire io, senza che nessun altro possa metter bocca sulle mia decisioni. Diventano difficili le relazioni con gli amici, col mio ragazzo. Coi colleghi di lavoro.

Chiamatemi pure arrogante. Io purtroppo in questa mia urgenza di controllo posiziono la mia libertà, e sbagliare non fa poi così male, quando a fare la scelta sbagliata sono io. Chiedere scusa non mi pesa, a differenza di quanto si possa credere. Sono ben felice di riconoscere i miei sbagli, perchè il sentimento di migliorarsi grazie all'errore, di non ripetere lo stesso sbaglio fa davvero bene.

Le mie piccole psicosi sono alla base del mio malessere, che non si può definire come depressione, ansia, o nessun'altra di queste diagnosi, ma soltanto come: irrequietezza. Desiderio di riacquistare l'equilibrio che non ritrovo. Bisogno di ridefinire le mie cornici.


*da sola - solo io posso farlo*

Ho scritto un piano per la mia settimana. Ho iniziato ieri e sono già a buon punto. Mi sono tenuta bassa, che sono fuori allenamento nel seguire le scadenze. Ho fatto fuori tre dei diciotto punti. Devo fare un passo alla volta, devo staccarmi dal mondo autistico in cui sono precipitata. Per tanti altri il mio mondo potrebbe apparire più che pieno di impegni, interessi, e forse lo è.

Come Mio marito mi ripete spesso: la mia vita è sempre un susseguirsi di corse per riuscire a fare tutto, e anche di più. nessuno dei nostri amici si immerge in tante e diversificate attività. Contemporaneamente. E allora? Il problema è che tra tutta questa corsa a vedere/sperimentare/provare più cose possibili, ho perso di vista quello che per me è davvero importante, al punto tale da non saperlo più, cos'è davvero importante.

Se qualcuno domani me lo chiedesse, dovrei pensarci un po'. Per questo ho pensato di iniziare con le cose che ho rimandato a lungo. Troppo a lungo. Come se per partire stessi aspettando un segnale da qualcosa o qualcuno, certa che sarebbe giunto.

*sai una cosa? non giunge*

No, non giunge mai da sè, bisogna darselo da soli. Bisogna prendere sta pistola e sparare in aria. E poi iniziare a correre, nella direzione giusta, stavolta, invece di girare in tondo, inseguendo chimere e fantasmi.

Lasciali stare i fantasmi, che mettono solo tristezza, incastonati come sono nelle loro vecchie gabbie, mummificati nei loro vizi. I fantasmi appartengono al passato, a quell'epoca in cui erano vivi, e adesso te ne accorgi che non vivono più, ma sopravvivono, senza nemmeno rendersene conto. Credendo di continuare a vivere, mentre invece si crogiolano in un limbo oscuro e colmo di infinita amarezza.

*lasciali stare, i fantasmi*