Caro Vinicio (Capossela),
Finisco sempre per guardare i tuoi videomessaggi della buonanotte una o due ore dopo la diretta. A volte sto guardando un film, altre volte la mia testa ciondola già di traverso sul divano, e quando mi alzo dolente per andare a buttarmi qualche ora sul letto, l’unico pensiero in mezzo ai deliri del sonno è che ho un video da guardare.
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Finisco per vedere i tuoi videomessaggi della buonanotte quando qua in Norvegia, già albeggia, il sole sorge presto in primavera. L’atmosfera è strana quassù, il lockdown non è mai arrivato, ma d’altra parte la quarantena si pratica quotidianamente, ed anche io la faccio da 13 anni, ovvero da quando sono venuta a stare qui. Ognuno sta per conto suo, tutto l’anno, si sta bene, ogni tanto qualcuno si ammazza, li trovano appesi ai rami più in alto di betulle e abeti, perchè non vogliono essere trovati nemmeno da morti, vogliono che i corvi li divorino allo stesso modo in cui la solitudine li ha divorati da vivi.
Poi la notte arrivi te (ti dò del tu, ma se non lo ritieni opportuno, cambialo pure in una forma di cortesia, mentre - adesso mi illuderò che tu - leggi questa riflessione), arrivi te, dicevo, e mi porti in balere greche spesse di fumo, con donne dalla voce roca che cantano mentre il pubblico depone garofani ai loro piedi. (Piuttosto, mi ci sono voluti due giorni di google incastrato nei ritagli di tempo per trovare qualche parola su Keti Dali, ed anche se il greco non lo parlo, alla fine l’ho trovata). Vedo i rebetes con le giacche di traverso, respiro la malinconia umidiccia di un temporale di fine estate e sento in bocca il sapore dell’ouzo insieme al dolciastro di un sigaro spento e riacceso una decina di volte ed il sale dell’aria di un posto di mare. Ed ecco, sono già le quattro e la voce di Dimitra Galan ha cantato Pai Pai tre o quattro volte di seguito, mentre scrivo, il cielo si è fatto ancora un po’ più chiaro e sento che gli occhi si fanno pesanti come il culo di Manolis dopo aver suonato qualche canzone.
Penso che dovrei scusarmi, che sono egoista ed allo stesso tempo cosciente che in realtà vorrei solo che questo lockdown durasse più a lungo, per rimandare il più possibile la progressiva scomparsa di questi video-messaggi agrodolci della buonanotte, ma so che non sarà così, che presto tornerai a vivere la tua esistenza in giro per il mondo, ed io tornerò a passeggiare per i boschi di betulle ed abeti, dove ci si appende quando la solitudine prende il sopravvento, e bhe, stavolta però sarò carica dei ricordi dolci delle tue parole, che ognuno di noi crede siano rivolte a se stesso, i miei passi saranno più leggeri ed avrò imparato un po’ meglio a convivere con la mia irrequietezza, con quel bisogno di muovermi, di buttare tutto all’aria, di non saper stare ferma in nessun posto.
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Buona notte, grazie di tutto, soprattutto di essere sincero con noi e con te. Cosa sarei senza?
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